Non ce ne rendiamo conto.
Tutto quello che riguarda la nostra sopravvivenza, il respiro, la temperatura, la fame, il sonno… vengono percepiti dalla coscienza a reazione del corpo avvenuta. Ho fame, ho sonno, ho il respiro affannoso, sono cose già successe di cui registriamo l’esistenza. Questo perchè arrivano dal nucleo di controllo più antico del cervello, il sistema limbico e da tutte le zone antichissime che permettono a tante cellule di organizzarsi per diventare un organismo complesso.
Solo quando abbiamo risolto il problema di non morire, solo allora possiamo dedicarci a migliorare la nostra condizione.
Ed è quello che ha fatto il generre umano.
Ha reso automatici i meccanismi di sopravvivenza, così che non disturbassero in continuazione il pensiero e la coscienza, mentre si hanno attività ordinarie.
Così aumentiamo il battito cardiaco e il respiro durante l’esercizio o mandiamo tutto il sangue all’intestino durante la digestione.
Se devo pensare a dove metto i piedi per non cadere, non riesco a pensare ad altro.
Ma noi siamo ancora più complessi, siamo esseri sociali, senza il panettiere e l’insegnante, senza il medico e lo spazzino non potremmo vivere e autosostenerci. Dividersi i compiti e renderli sempre più complessi, non devo pensare a raccogliere il grano.
Ma se voglio fare la stessa cosa tutti i giorni, devo immagazzinarla come un automatismo, devo renderla una certezza su cui appogiarmi. Non mi posso permettere di essere costantemente in condizione di squilibrio, di dubbio. Non posso negare le fondamenta su cui si appoggia la mia realtà.
O la mia visione della realtà.
Come fare a dubitare che la terra sia piatta, a testa in giù poi cado.
Per questo nella nostra visione comune della scienza facciamo un gran casino:
non passa certo per popolare e basilare il principio di indeterminazione di Heisemberg, (e il fatto che l’osservatore sempre interferisce col sistema osservato), così come si prende per scienza la medicina, quando le infinite variabili, veramente infinite, non permettono alcuna certezza (la biologia, lo studio in condizioni ideali può darci l’idea delle singole variabili, e aiutarci nell’insieme, il resto è statistica).
Così, come possiamo mettere in dubbio tutte le nostre certezze?
Le difendiamo a spada tratta, allontaniamo ogni minaccia che possa minare il nostro status quo, etichettiamo tutto quello che è diverso come eresia, al rogo.
NB: in questa epoca così incerta, dove le vecchie fondamenta stanno crollando, aggrapparsi alla fede è la difesa inconscia più forte che abbiamo, si tratta di sopravvivenza.
NO vax, si vax, Inter e Juventus, pro qualcosa, contro qualcos’altro, confini certi, mi aggrappo a qualsiasi punto fermo e lo difendo fino alla morte. L’altro porta cambiamenti, incognite che non voglio affrontare.
Il cervello non riesce a pensare ad altro che a non scivolare.
Inconsciamente.
Devo difendere le mie certezze.
E’ il sole che gira intorno alla terra e il tempo è assoluto.
Si chiama paura.
Paura così profonda che si trasforma in arroganza.