Caro collega, condivido queste riflessioni che sicuramente ci accomunano.
Le esprimo ad alta voce, sicura di interpretare un comune sentire.
Qualsiasi sia il motivo per cui abbiamo scelto la medicina, che sia che siamo ancora freschi di laurea o specializzazione, o che abbiamo esperienza di lunga data, non possiamo abdicare all’essenza della nostra professione: prendersi cura della persona, innanzitutto.
Ci sono scienziati e tecnici-medici che hanno scelto di approfondire una tecnica o la conoscenza di uno specifico comparto del corpo e grazie a loro si fanno progressi inimmaginabili.
Per chi invece non è così addentrato nella frontiera della ricerca, è basilare non perdere di vista la persona che ha di fronte, con tutti i suoi aspetti.
“ci sono troppi alberi, non riesco a vedere il bosco”
Troppo presi dal carico di lavoro e dai tempi strettissimi, facciamo fatica a vedere veramente il paziente cha abbiamo di fronte.
Dovrebbe farlo il medico di base, ma se ci riuscisse con il carico di lavoro che ha, sarebbe Superman !!!
E allora ci limitiamo a rincorrere i sintomi o arginare la patologia che è il capitolo finale di una storia.
Non dico di diventare confidenti o psicologi. Non ci compete.
Ma informarsi sulle abitudini quotidiane, sugli stili di vita, può fare un’enorme differenza.
Banalmente, emicrania, cefalea e consumo di cibi che contengono tiramina, ad esempio
Credo che l’unica via percorribile per migliorare la nostra professione in maniera sostanziale sia cominciare a prendersi cura di noi stessi e capire come stare meglio. Capire le correlazioni del nostro corpo, averne esperienza, un ponte tra il sapere e il vissuto.
Solo così vedremo oltre le funzioni distrettuali alterate, vedremo un complesso sistema che cerca un equilibrio tra ambiente interno ed esterno.
Confesso che io mi sono permessa il lusso del tempo di ascoltare.
E sempre più vedo come il sistema limbico, sopratutto l’amigdala (di questi tempi….come dargli torto) sia la base di moltissime patologie.
E, come ben sappiamo, questo sistema regola la risposta di allarme e l’attivazione di complesse regolazioni omeostatiche: il tono simpatico, il sistema immune, il sistema ormonale, il tono muscolare.
Ma, sopratutto bypassa la coscienza, la consapevolezza.
Abituati ad una vita di ‘stress’, curiamo i suoi sintomi, ignari del bosco.
Distretto cardiovascolare, muscolare, digerente, respiratorio, sistema immune (dalle allergie alle malattie autoimmuni), sistema ormonale, ed infine il tono dell’umore, la depressione, gli attacchi di panico…
E se ci fosse la possibilità, come medici, di non limitarci a prescrivere farmaci, rincorrere integratori costosi, o cicli di terapie che spesso alleviano solo momentaneamente i problemi?
Vorrei indicare una strada, percorrerla insieme
Non sono nessuno, non voglio stravolgere la routine ben oliata delle risposte da EBM e relativi aggiornamenti preziosi, ma ogni tanto andare oltre.
Perchè non mi sembra che le sale di aspetto piene siano un successo, ma una sconfitta di questo tipo di medicina, grande, ma che allarga la forbice tra le poche patologie curabili e le altre che mendicano sintomatici e alle volte pellegrinaggi costosi da specialisti che spesso non hanno risposte esaustive.
Partiamo da noi, ascoltiamoci.
Per capire se possiamo fare qualcosa di più.