TRADURRE
l linguaggio del corpo è universale
La nostra vita è dialogo continuo tra noi e il mondo. L’agopuntura funge da mediatore culturale.
“Il mediatore culturale è un agente bilingue che media tra partecipanti monolingue ad una conversazione appartenenti a due comunità linguistiche differenti. È informato su entrambe le culture, sia quella dei nativi sia quella del ricercatore anche se è più vicino ad una delle due.”
A me piace dire che durante la terapia faccio da specchio, traduco alla persona quello che il suo corpo cerca di segnalarle.
Spesso la nostra storia personale rimane impressa nel corpo, in tensioni muscolari, atteggiamenti, posture anche quando le situazioni che ci hanno messo alla prova si sono risolte da tempo. All’elaborazione mentale ed emotiva non è seguito un adeguato “rilassamento” fisico.
Come quando mi addormento troppo in fretta, ancora infreddolita dalle lenzuola e dalla stanchezza, e mi risveglio con le spalle contratte anche se la notte è trascorsa al caldo. Al corpo troppo contratto non è arrivata l’informazione di mollare…
Alle volte mi capita di leggere quasi una storia, una “canzone” tra le righe di contrazioni muscolari inconsce, punti dolenti, zone del corpo più o meno sensibili.
Allora è come riprendere il filo di se stessi, recuperare il contatto con il nostro corpo che ha stretto i denti, ha ignorato stanchezze, tensioni e ferite per traghettarci attraverso le fatiche più impegnative.
Gli aghi e i farmaci curano e alle volte risolvono, le sedute recuperano storie, ma non bisogna scordare di accertarsi se le cause del problema sono ancora attive, nel qual caso il corpo rimanifesterà il suo disagio in forme simili o diverse. Per questo è importante che, insieme alla consapevolezza e alla terapia fisica, il paziente abbia modo di poter intervenire anche su piani diversi. Per questo l’agopuntura ha la grande dote di poter interpretare su più livelli quello che ci succede per poter consigliare al meglio.